Un pò di storia

A tutti più o meno è capitato, di vedere un uncinetto nella nostra vita, magari tra le mani di una nonna o di una zia, mentre trascorrevano i loro pomeriggi invernali, producendo qualche cappello o calza per i loro cari. E già, io qualche calza per fortuna, c’è l’ho ancora.

Ah, se quegli uncinetti potessero parlare! Quante cose ci svelerebbero!

Lo sapevate che i Samurai, si proprio loro, i valorosi guerrieri giapponesi, oltre che a brandire la famosa Katana usavano l’uncinetto per fare qualche decorazione alla loro compagna di battaglie? E non solo, nel periodo invernale, si preparavano a combattere il freddo, producendo dei caldi guanti e calzini. Sarei proprio curiosa di vederli e voi? 

Ovviamente riferendoci ai Samurai, sappiamo che stiamo parlando di tradizione giapponese, ed è proprio lì che nasce l’arte dell’amigurumi, anche se alcuni storici attestano l’origine delle prime bambole all’uncinetto alla Cina per alcuni ritrovamenti risalenti alla dinastia Shang.

Forse adesso vi starete chiedendo: Ma allora gli Amigurumi non nascono in Giappone? La risposta la trovate nell’origine della parola Amigurumi (編みぐるみ) che scomposta, in “ami” (uncinetto) e “nuigurumi” (pupazzo di pezza) dà origine a questa meravigliosa arte. 

Ma come si diffonde questa tecnica? La risposta è semplice: grazie al commercio. Inizialmente, con l’interazione tra Cina e Giappone, fino ad approdare, verso la fine del XIX secolo con gli olandesi al mondo occidentale.

Quando penso agli amigurumi le prime due cose che mi vengono in mente sono: la “carineria” e la “semplicità” delle forme che li caratterizzano, questo perché i pupazzetti prodotti con quest’arte seguono la tradizione giapponese del Wasabi (ordinato e semplice) e kawaii (carino).


Vi darò qualche altra notizia riguardo l’influenza orientale che li caratterizza.  Quest’ultima, è presente proprio nelle forme tondeggianti che li rappresenta. Principalmente si parla di forme geometriche che caratterizzano soprattutto animali, ma anche se alla vista possono sembrare, semplici pupazzetti, in realtà sono considerati veri e propri portafortuna per le donne giapponesi, come vuole la loro tradizione.

Oggi la tecnica dell’amigurumi ha preso piede in tutto il mondo, ed è evidente come l’influenza occidentale si sia fatta strada nel tempo. Lo notiamo dal cambiamento delle forme non più unicamente tonde, ma più dettagliate e realistiche.

Se per caso qualcuno di voi, si stesse “chiedendo”, quali tra le due tecniche preferisco? La risposta è: Entrambe. Perché penso fermamente che l’insieme faccia la differenza, essere pronti al cambiamento ci fa maturare nuove concezioni e nuove tecniche, ma il passato ci permette di capirne l’essenza

Dopo questo articolo, mi è proprio venuta voglia di fare un altro piccolo e carino Amigurumi.

See you soon….